La Scuola che cambia, la scuola è già cambiata

Introduzione al numero tematico 12 di “Formazione & Cambiamento”. Perché un numero ‘beta permanente’

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Dedicare un intero numero alla Scuola può sembrare una scelta prevedibile per una rivista che si occupa di Formazione. In realtà, la scelta è orientata proprio dalla denominazione stessa di questa rivista, che associa la Formazione al Cambiamento.

Non potrebbe essere altrimenti, perché l’apprendimento è un processo dinamico e non un risultato statico. Certo non potevamo non evidenziare ancora una volta i dati e le informazioni che ricordano sempre, a noi e al mondo, quanto nel nostro paese il processo di produzione e diffusione della conoscenza che, in primo luogo, passa per le aule scolastiche, sia rallentato e talvolta ostacolato. Per questo abbiamo ripreso e inserito le schede con le statistiche di Eurydice e quelle dell’ultimo Rapporto del Censis, il n. 52 del 2018, che rammentano quanto occorra ancora intraprendere perché la Formazione sia efficace e il Cambiamento sia realizzato con una velocità correlata alle caratteristiche della Società 5.0, della Social Innovation, dell’Industria 4.0, della Pubblica Amministrazione digitale, insomma dei lavori e stili di vita (nuovi, rinnovati, ritrovati) che oggi iniziano a palesarsi.

A queste due schede abbiamo poi aggiunto una terza che sintetizza le ultime riforme in vigore nelle istituzioni scolastiche, dal 2016 al 2018, sempre tratte da Eurydice. Ma ridurre la Scuola alla mera funzione di supporto, magari di acceleratore, del cambiamento, non è la nostra intenzione, non è quella dei tanti professionisti, esperti, non ultimi cittadini che hanno da sempre compreso tutte le funzioni manifeste, meno manifeste e anche latenti della più rilevante istituzione sociale che ogni civiltà ha progettato e curato per sostenere il presente e pensare il futuro, anche come un’utopia da raggiungere.

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L’e-leadership per innescare il cambiamento nel sistema salute

Sanità digitale

L’e-leadership per innescare il cambiamento nel sistema salute, di Fabrizio Conforti

L’ICT è un elemento determinante nei sistemi sanitari contemporanei, per la sua capacità di facilitare o di abilitare la produzione e gestione delle informazioni e dei relativi processi decisionali. Una consapevolezza sistemica è contesto indispensabile per una competenza matura die-leadership

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Quale formazione per quali Animatori Digitali

Voglio proporvi una riflessione riguardo la formazione efficace per l’Animatore digitale nel Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD), in questi mesi in corso di realizzazione nella Regione Lazio e su tutto il territorio nazionale.

Posso partire da una selezione di questo articolo (il testo evidenziato è mio), che condivido pienamente:

“Oggi siamo di fronte ad un’opportunità preziosa; l’azione che ha portato un animatore digitale in ogni scuola potrebbe davvero essere l’impalcatura solida sulla quale costruire una digitalizzazione significativa, nel senso di portare aiuto vero alla didattica e spostarla dall’orizzonte trasmissivo. Ma chi sono gli Animatori Digitali, come li stiamo formando e soprattutto, cosa ne sarà di loro dopo la formazione? Gli Animatori Digitali italiani rappresentano una categoria molto eterogenea. Basta visitare il gruppo Facebook nazionale che ne riunisce una gran parte per accorgersi che sono spesso accomunati da ottime intenzioni, notevole motivazione, ma sono molto diversi fra loro per competenze e formazione. Le azioni formative che li riguardano devono pertanto puntare a costruire quelle solide basi didattiche e quelle competenze progettuali coerenti con il paradigma pedagogico di cui abbiamo già detto. A poco servono le competenze tecnologiche, che questi docenti possiedono già per la maggior parte; ciò che serve è formarli come agenti di cambiamento, costruendo in loro una grande motivazione, allargando i loro orizzonti di riferimento con studi di caso di realtà all’avanguardia nel panorama europeo e mondiale (ma basterebbe l’Europa in cui abbiamo esempi di eccellenza da vendere) e soprattutto far sì che la formazione non resti un episodio isolato, una formalità da espletare, ma crei in sostanza le basi per la costruzione di una community territoriale che agisca come un’avanguardia con grande forza propulsiva.”

Nella sostanza la questione è sempre quella di integrare in modo equilibrato le tre competenze che devono essere garantite ad ogni cittadino nella scuola e poi sviluppate da ogni professionista nel suo lavoro.

Nella classificazione ISFOL sono distinte per funzione:

• le competenze di base, ritenute indispensabili per lo svolgimento efficace ed efficiente di una attività lavorativa, sono le seguenti: Lingua inglese, Informatica di base, Organizzazione aziendale, Diritto sindacale e del lavoro, Tecniche di ricerca attiva del lavoro, Economia di base

• le competenze tecnico professionali, che  variano da un settore lavorativo ad un altro, e vanno mappate e classificate empiricamente con una attenta analisi dei processi lavorativi, del loro svolgimento e della loro innovazione tecnica

• le competenze trasversali, che sono “un insieme di abilità di ampio spessore che sono implicate in numerosi tipi di compiti, dai più elementari ai più complessi, e che si esplicano in situazioni tra loro diverse e quindi ampiamente generalizzabili”, come le abilità di diagnosi, di comunicazione, di decisione, di problem solving, ecc.

In particolare, ISFOL specifica così le abilità delle competenze trasversali:

• “diagnosticare le caratteristiche dell’ambiente e del compito”, analizzare, capire e rappresentare la situazione, il problema, se stessi (le risorse che possono essere utilizzate o incrementate all’occorrenza) come condizione indispensabile “per la progettazione e la esecuzione di una prestazione efficace” (abilità cognitive)

relazionarsi, “mettersi in relazione adeguata con l’ambiente”, le persone e le cose di un certo contesto per rispondere alle richieste (abilità interpersonali o sociali: insieme di abilità emozionali, cognitive e stili di comportamento, ma anche abilità comunicative)

affrontare, fronteggiare, “predisporsi ad affrontare l’ambiente e il compito, sia mentalmente che a livello affettivo e motorio”, “intervenire su un problema (uno specifico evento, una criticità, una varianza e/o una anomalia) con  migliori probabilità di risolverlo”, costruire e implementare le “strategie di azione, finalizzate al raggiungimento degli scopi personali del soggetto e di quelli previsti dal compito”.

Ma perché sto ricordando cose già dette e che ogni docente comunque conosce già?

Perché sto partecipando al percorso formativo degli Animatori Digitali del Lazio, coordinato dall’ISS Margherita di Savoia di Roma (DS Prof. Noemi Fiorini), nel quale si è scelto di declinare sul ruolo agito dell’Animatore Digitale queste tre competenze, ma di dedicare primaria attenzione proprio alle competenze trasversali. Perché non dimentichiamo che stiamo formando “Animatori” e non “Super tecnici” digitali, che in funzione del PNSD hanno il compito di svolgere le seguenti attività:

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In sintesi il percorso vuole supportare:

• le competenze di base dell’Animatore digitale: possiamo qui confermare quelle generali di ISFOL, in particolare Informatica di base e Lingua inglese e Diagnosi di un contesto organizzativo (quello di una comunità educante nel suo territorio)

• le competenze tecnico professionali dell’Animatore digitale: sono acquisite con lo studio costante di tutto quello che cambia velocemente nelle tecnologie per la didattica. Oltre ai siti e alle letture consigliati che compongono il ricchissimo data base comune che lo staff sta aggiornando costantemente nella piattaforma del percorso della Regione Lazio e a quello che gli Animatori digitali sono invitati a comporre nella propria attività di gruppo per la produzione di un project work, molto utili a riguardo gli strumenti che sta fornendo il Miur sul sito Schoolkit, che proprio gli Animatori digitali stanno contribuendo a creare

• le competenze trasversali dell’Animatore digitale: è sull’acquisizione e sviluppo della capacità di diagnosticare, relazionarsi, affrontare e fronteggiare che è centrato il modello didattico per le scuole del Lazio: sono queste le competenze che stiamo curando con la realizzazione dei project work di gruppo sostenibili (dalla definizione del problema, alla diagnosi del contesto, alla scelta delle modalità di intervento, alla ricerca delle alleanze, al monitoraggio e valutazione degli effetti dell’innovazione), per non lasciare gli Animatori digitali soli dentro i propri contesti scolastici alla fine del percorso, per farli sentire parte della comunità degli Animatori digitali del Lazio.

Vorrei ripeterlo in modo sintetico. Una formazione per l’Animatore digitale centrata su questi obiettivi e risultati concreti:

Saper “analizzare, capire e rappresentare la situazione, il problema, se stessi (le risorse che possono essere utilizzate o incrementate all’occorrenza); per “mettersi in relazione adeguata con l’ambiente”; quindi “predisporsi ad affrontare l’ambiente e il compito, sia mentalmente che a livello affettivo e motorio” e poi “intervenire su un problema (uno specifico evento, una criticità, una varianza e/o una anomalia) con  migliori probabilità di risolverlo”, e costruire e implementare le “strategie di azione, finalizzate al raggiungimento degli scopi personali del soggetto e di quelli previsti dal compito”

La rilevanza delle competenze trasversali

Patrizia Cinti

Nella società della conoscenza e dell’apprendimento hanno acquisito particolare rilievo le competenze trasversali, che affiancano oramai con pari dignità quelle da sempre definite tecnico professionali.

In una società centrata su modelli tradizionali di produzione, infatti, le competenze trasversali hanno un ruolo marginale, comunque subordinato ai saperi e alle abilità di tipo tecnico  professionale. Nei sistemi sociali avanzati e  nelle economie della flessibilità, al contrario, non è più considerato un elemento accessorio, ad esempio, saper comunicare in modo efficace, tenendo conto dei vincoli e delle opportunità del contesto e dei vari livelli del processo comunicativo: interpersonale, di gruppo, nelle organizzazioni, nei sistemi complessi.  

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Massive Open Online Courses: si scrive MOOCs, si legge nuova didattica online | Smartinnovation

22/06/2015 di: Rosanna De Rosa

via Massive Open Online Courses: si scrive MOOCs, si legge nuova didattica online | Smartinnovation.

L’Unione Europea si propone di diventare l’economia della conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, posizionando al centro dei suoi programmi l’istruzione superiore e la formazione permanente. Due punti cardinali di un processo di rinnovamento sociale che appare lungo, complesso, ma organico. Rinnovamento avviato con il processo di Bologna[1] ma che continua con Europe 2020 – la strategia EU per garantire una crescita più sostenibile e inclusiva. È in questo contesto che vedono la luce due dei progetti universitari di elearning più interessanti sul territorio italiano. Stiamo parlando di Federica e di Emma.

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Artigiani digitali

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Patrizia Cinti

Le professioni trovano la loro fonte di identificazione e progettazione con un riferimento diretto al processo di lavoro, alle attività che per essere esercitate richiedono l’azione di persone in possesso di competenze adeguate, certificate e riconosciute. E per questo rischiano l’obsolescenza, in particolare in contesti produttivi come quello attuale, sottoposti a innovazioni scientifiche e tecnologiche costanti e talvolta repentine. Ancora di più, questo rischio di obsolescenza colpisce i “mestieri” tradizionali, compresi quelli artigiani, che affondano radici antiche e robuste in saperi consolidati nel tempo e basati su capacità manuali oltre che cognitive.

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