Articoli scritti da: Patrizia Cinti

Sociologa PhD, Owner di Studio Cinti Docente a contratto di Sapienza Università di Roma Consulente e Formatrice

Gli effetti sociali della disorganizzazione

La Sociologia dell’organizzazione e del lavoro si è sviluppata con la comparsa delle grandi imprese industriali e delle burocrazie moderne. E per decenni i Sociologi si sono occupati di modelli organizzativi, di processi di lavoro, anche di lavoro in gruppo e competenze professionali.

Ma la “persona”, ovviamente, è più del ruolo lavorativo, dell’occupazione o professione che ognuno di noi svolge nel suo tempo di lavoro. Eppure, solo in tempi più recenti abbiamo iniziato a vedere la necessità di un equilibrio tra tempi di vita e tempi di lavoro, tra competenze personali e competenze professionali, tra persona e ruolo organizzativo.

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ITS, l’80% dei diplomati lavora a un anno dal diploma – Indire

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I dati del monitoraggio

La rilevazione si è concentrata sugli esiti occupazionali a dodici mesi dal diploma per le studentesse e gli studenti che hanno concluso i percorsi presso gli ITS fra il primo gennaio e il 31 dicembre 2017 e ha riguardato 139 percorsi ITS erogati da 73 Fondazioni ITS su 103 costituite, 3.367 iscritti e 2.601 diplomati.

L’80% dei diplomati (2.068) ha trovato lavoro entro un anno dal diplomanel 90% dei casi (1.860) in un’area coerente con il percorso di studi concluso. Del 20% dei non occupati o in altra condizione: il 10,3% non ha trovato lavoro, il 4,8% si è iscritto a un percorso universitario, il 2,1% è in tirocinio extracurricolare e il 2,8% è risultato irreperibile.

Quanto alle tipologie di contratto, il 49,3% degli occupati è stato assunto con contratto a tempo determinato o lavoro autonomo in regime agevolato: questa è stata la tipologia contrattuale più utilizzata in tutte le aree tecnologiche. Uniche due eccezioni Mobilità sostenibile, per la quale prevale il contratto a tempo indeterminato o lavoro autonomo in regime ordinario e Tecnologie dell’informazione e della comunicazione, area nella quale prevale l’apprendistato.

La distribuzione del tasso percentuale di occupati per area tecnologica mostra che le aree tecnologiche con le migliori performance occupazionali sono Mobilità sostenibile (83,4%) e Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (82,5%). Tra gli ambiti del Made in Italy, Sistema meccanica (91,9%) e Sistema moda (86,3%) ottengono i migliori risultati. Esiti occupazionali meno significativi si registrano per Efficienza energetica (72,2%), Nuove tecnologie della vita (72,7%) e, per gli ambiti del Made in Italy, Sistema casa (57%).

Il 45% dei percorsi formativi (62 sui 139 monitorati) ha avuto accesso alla premialità. Le aree tecnologiche con il rapporto più alto tra percorsi premiati e percorsi monitorati per le Nuove tecnologie per il Made in Italy sono Sistema meccanica (86,3%) e Sistema Moda (62,5%). Per il restante delle aree tecnologiche: Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (69,2%) e Mobilità sostenibile (61,1%). Le regioni con il maggior numero di percorsi premiati sono la Lombardia (con 12 percorsi), il Veneto (con 12 percorsi) e l’Emilia-Romagna (con 8 percorsi).

Gli studenti

Gli studenti sono giovani di età compresa tra i 20 e i 24 anni (il 44,9%) e 18 e 19 anni (il 32,3%), in prevalenza maschi (il 72,6%), provenienti dagli Istituti tecnici (il 62,3%). Rilevante la percentuale di iscritti con diploma liceale (21,3%).

Un dato interessante è relativo ai fuori sede: il 13,3% degli iscritti risiede in una regione diversa rispetto a quella della sede del percorso. È molto elevata la percentuale per l’area tecnologica della Mobilità sostenibile (33%).

La partecipazione delle imprese

Gli esiti del monitoraggio nazionale 2019 sottolineano l’efficacia e la stabilità del canale formativo terziario professionalizzante degli ITS, che si confermano una delle novità più significative nel panorama della formazione terziaria professionalizzante. Una novità che ha convinto le imprese.

I dati dimostrano che gli ITS rispondono a un bisogno reale delle imprese e colgono le diverse tendenze del mercato del lavoro. Infatti, il partenariato delle Fondazioni ITS coinvolte nel monitoraggio è costituito per il 37,4% da imprese. Nelle attività di stage le imprese coinvolte sono state 2.467 (ricorrenze).

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In tre decenni 500mila studenti italiani in Erasmus – Indire

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L’identikit dello studente Erasmus Lo studente Erasmus ha un’età media di 23 anni, che diventano 25 per un tirocinante. Nel 59% dei casi è una studentessa, valore che sale al 63% quando lo scopo della mobilità è uno stage in azienda. Spagna, Francia, Germania, Regno Unito e Portogallo sono i Paesi con i quali si effettuano più scambi per studio, con una permanenza media di 6 mesi; gli studenti che svolgono tirocini in media restano 3 mesi e mezzo. Per quanto riguarda gli studenti in arrivo, i principali paesi di provenienza sono Spagna, Francia, Germania, Polonia e Turchia.

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Progettare i nuovi lavori e il nuovo sistema educativo

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PERSONE E LAVORI IBRIDI: NUOVE COMPETENZE PER NUOVE PROFESSIONI
Workshop Padova 22 Marzo 2019

Intervento di Federico Butera

La Quarta Rivoluzione Industriale non è solo tecnologia, ma anche organizzazione e lavoro di nuova concezione.
In un contesto in cui si sta diffondendo il panico che le tecnologie digitali possano distruggere il lavoro e prendere il comando, in un quadro in cui si diffondono profezie di jobless society, è davvero realistico pensare di valorizzare i lavori e le persone?

Fai clic per accedere a butera_lavori_ibridi.pdf

Le professioni tra specificità e ibridazione nell'economia digitale

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L’esercizio delle professioni “libere”, la loro nascita ed evoluzione, è oggetto di studio di storici e scienziati sociali, a partire dalla comparsa e funzione di un lavoro competente e di élite per la salute, la giustizia e l’insegnamento in particolare.

Per i sociologi il concetto di professione è stato studiato e spiegato con una discreta oscillazione tra aspetti strutturali o relazionali, tra conservazione e rigore, da un lato, o innovazione e azione, dall’altro. Ma in realtà, come cercheremo di argomentare, una professione è sì una struttura sociale, ma sempre più la cornice non rigida di un ruolo agito, orientato verso l’innovazione sociale piuttosto che la difesa di un sapere consolidato.

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“Educare Digitale”

E’ la cultura, non la connettività, che forma il cittadino digitale | Agenda Digitale

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Riaffermare l’utilità sociale delle professioni dello spazio pubblico

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Tratto da: Cinti P. “Professioni, professionalità, ruolo professionale”, in Faccioli F., Mazza B., Le professioni intellettuali nello spazio pubblico tra crisi, innovazione e nuove identità, Maggioli Editore, 2017

Per riaffermare l’utilità sociale delle professioni dello spazio pubblico è necessario utilizzare un approccio analitico che comporta la scelta di partire dal bisogno, esplicito o latente, di azioni e processi realizzabili con una prospettiva riconducibile alle professioni sociali e dello spazio pubblico.

Questa prospettiva appartiene pienamente alle professioni dello spazio pubblico: i professionisti delle scienze politiche, della sociologia  e della comunicazione pongono come primario l’ascolto attivo dell’utente/cliente, cittadino o destinatario talvolta anche inconsapevole delle loro azioni, che diventa pertanto un attore partecipante nella pratica della ricerca, pur in un ruolo asimmetrico rispetto al responsabile del processo di analisi.

Vista da questo punto di vista, l’utilità sociale delle professioni dello spazio pubblico viene resa evidente da un percorso partecipato, una relazione tra professionisti e utenti,  che prende avvio con l’ascolto empatico del destinatario, osservato nel suo contesto attraverso le metodiche della ricerca sociale; prosegue con l’individuazione di processi e attività efficaci per la descrizione, l’analisi o la soluzione di un problema politico, sociologico, di comunicazione; successivamente rende evidenti e, allo stesso tempo, valorizza le competenze chiave che connotano le professioni dello spazio pubblico (a banda larga e delimitate da domini trasversali e permeabili).

E se è vero che tutte le professioni sono oggi sempre più esposte al rischio di obsolescenza se non si aggiornano costantemente i percorsi di formazione di base e continua, per le professioni dello spazio pubblico questa risulta una criticità tale da richiedere, forse più di altre, azioni tempestive di potenziamento della formazione universitaria e post universitaria; inevitabilmente continua e caratterizzata da un andamento non sempre definibile nel lungo termine, non lineare e realizzato con una modalità fluida. Con il paradosso che proprio le professioni più empatiche rispetto alle dinamiche del sistema sociale sono poi colpite da pregiudizi di antica e rinnovata tradizione, quando si scambia il rinnovamento continuo delle teorie e dei contenuti per fragilità teorica e contenutistica.

Per tutto questo è invece indispensabile continuare a riflettere in modo esplicito e trasparente sulle competenze proprie delle professioni dello spazio pubblico, per riaffermare e allo stesso tempo innovare nella formazione universitaria e continua il corpus di teorie, metodologie e tecniche di riferimento di professioni robuste ma a banda larga, stabili e permeabili allo stesso tempo.

Innovation Model Canvas

Ho ideato e testato questo canvas più volte e in contesti differenti. Ora lo rilascio con licenza CC

La Scuola che cambia, la scuola è già cambiata

Introduzione al numero tematico 12 di “Formazione & Cambiamento”. Perché un numero ‘beta permanente’

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Dedicare un intero numero alla Scuola può sembrare una scelta prevedibile per una rivista che si occupa di Formazione. In realtà, la scelta è orientata proprio dalla denominazione stessa di questa rivista, che associa la Formazione al Cambiamento.

Non potrebbe essere altrimenti, perché l’apprendimento è un processo dinamico e non un risultato statico. Certo non potevamo non evidenziare ancora una volta i dati e le informazioni che ricordano sempre, a noi e al mondo, quanto nel nostro paese il processo di produzione e diffusione della conoscenza che, in primo luogo, passa per le aule scolastiche, sia rallentato e talvolta ostacolato. Per questo abbiamo ripreso e inserito le schede con le statistiche di Eurydice e quelle dell’ultimo Rapporto del Censis, il n. 52 del 2018, che rammentano quanto occorra ancora intraprendere perché la Formazione sia efficace e il Cambiamento sia realizzato con una velocità correlata alle caratteristiche della Società 5.0, della Social Innovation, dell’Industria 4.0, della Pubblica Amministrazione digitale, insomma dei lavori e stili di vita (nuovi, rinnovati, ritrovati) che oggi iniziano a palesarsi.

A queste due schede abbiamo poi aggiunto una terza che sintetizza le ultime riforme in vigore nelle istituzioni scolastiche, dal 2016 al 2018, sempre tratte da Eurydice. Ma ridurre la Scuola alla mera funzione di supporto, magari di acceleratore, del cambiamento, non è la nostra intenzione, non è quella dei tanti professionisti, esperti, non ultimi cittadini che hanno da sempre compreso tutte le funzioni manifeste, meno manifeste e anche latenti della più rilevante istituzione sociale che ogni civiltà ha progettato e curato per sostenere il presente e pensare il futuro, anche come un’utopia da raggiungere.

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Lavoro Agile nella Pubblica Amministrazione

Cos’è e il regolamento per diffonderlo

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“In un secolo profondamente segnato dalla trasformazione digitale, la PA segna il passo soprattutto in tema di smart working. Eppure, i benefici sarebbero impressionanti. Per favorire il cambiamento serve un supporto regolatorio e di formazione. Quanto al primo punto c’è già una direttiva che dice tutto. Basta applicarla”

di Gianluigi Cogo, Agenda Digitale Regione Veneto

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